Supporto alle Aziende nel miglioramento continuo dell'Esperienza Clienti, per garantire risultati duraturi e soddisfazione a lungo termine
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- COMUNICAZIONE
- SISTEMA QUALITA'
Novita'

COSA PERDE CHI PENSA SOLO AL SISTEMA QUALITÀ DOCUMENTALE
Anche dopo oltre 50 anni dall’introduzione del Total Quality
Management in Europa, molte aziende in Italia continuano a
concentrarsi esclusivamente sul mantenimento della documentazione
del Sistema di Qualità, mirando unicamente a ottenere una
certificazione ufficiale. Per fare ciò, impiegano personale dedicato
alla redazione, all'aggiornamento, alla distribuzione e al controllo
della documentazione, senza che questo comporti un reale valore
aggiunto. Trovo che questo rappresenti uno spreco di risorse e una
significativa perdita di opportunità.
Imporre delle regole,
specialmente se non personalizzate con attenzione, non garantisce di
per sé la piena soddisfazione del cliente, e non costituisce un
valore duraturo per l'azienda. Il sistema documentale non è un
obiettivo in sé, ma uno degli strumenti necessari per assicurare il
successo a lungo termine del business. È una condizione
indispensabile, ma non sufficiente, che deve essere integrata da
altre attività, che dovrebbero essere promosse dal personale stesso
impegnato nella gestione del sistema cartaceo. Queste attività
includono:
- Analizzare i mercati e comprendere le esigenze dei clienti, per fornire prodotti e servizi in linea con le loro aspettative, anticipando le necessità future.
- Monitorare la concorrenza, poiché la “bravura” è sempre relativa e in continua evoluzione.
- Sviluppare partnership qualitative con i fornitori più strategici.
- Promuovere la partecipazione attiva di operatori di linea e impiegati alle tematiche legate alla qualità e alla generazione di idee, creando una cultura aziendale nel tempo e facilitando la collaborazione tra le diverse funzioni aziendali.
- Sviluppare nuovi parametri di valutazione delle performance, che siano sempre più in linea con la percezione di valore reale da parte dei clienti.
- Adottare metodologie preventive anziché un controllo esasperato e costoso.
- Analizzare i processi aziendali e ridurre costantemente gli sprechi.
Queste azioni, se implementate con coerenza e visione a lungo termine, contribuiranno a costruire una vera cultura della qualità che va ben oltre la semplice certificazione.

Brochure 2025
Le principali attività di supporto aziendale e corsi disponibili per il 2025. Cliccando sui bottoni qui sotto puoi visualizzare il video di presentazione della brochure 2025 oppure scaricarne la versione stampabile. Per maggiori informazioni, non esitare a contattare Q-SAF.

LA PREVENZIONE DELL’INSODDISFAZIONE DEL CLIENTE
Nel post “Controllo Qualità o Qualità Totale?” ho definito la
gestione della Qualità Totale (TQM) come un insieme di tutti gli
strumenti organizzativi, manageriali, culturali, tecnici e
motivazionali che mirano ad assicurare che i prodotti, i processi ed
i servizi soddisferanno i requisiti stabiliti. È implicita quindi la
prevalenza del concetto di Prevenzione rispetto a quello di
Risoluzione dei problemi.
Ovviamente, la gestione della
Prevenzione qualitativa si alimenta anche delle conoscenze acquisite
a seguito della risoluzione dei problemi (“Lessons Learned”), ma si
ottiene un maggior beneficio quando la si costruisce per mezzo di
un’analisi dei rischi potenziali. La valutazione a priori delle
ripercussioni (legali, sicurezza, immagine del brand, profitto) e
delle probabilità di accadimento permette azioni mirate sui rischi
maggiori. Raramente, infatti, si hanno risorse e tempo sufficienti
per prevenire qualunque evenienza identificata, pertanto è
necessario selezionare in base alle priorità.
Questo approccio,
da applicare lungo l’intera catena del valore, non solo permette di
aumentare la soddisfazione del cliente e guadagnare terreno nei
confronti della concorrenza, ma permette anche di evitare alti costi
di scarti, rilavorazioni, campagne di recall e programmi di
risoluzione di problemi. Ne consegue quindi uno sgravio del
personale addetto a queste attività, che potrà concentrarsi su
aspetti innovativi e di maggiore valore aggiunto.

NULLA PER SCONTATO
Che bello condividere esperienze, visioni e missioni con Amministratori Delegati che credono nella rilevanza strategica della qualità totale! Non è scontato che gli apici aziendali abbiano a cuore l'esperienza del cliente a 360°, lungo tutto il ciclo di vita, un ciclo in cui i clienti diventano "ancorati" al brand, nonostante le mosse delle aziende concorrenti nel lungo periodo. Riempie di energia ragionare con chi pensa che il successo può essere volatile se non si lavora costantemente per essere sulla cresta dell'onda; ed in una modernità sempre più VUCA e BANI, ne sono convinto anche io.

PERCHÉ FATICHIAMO IN PALESTRA?
Nelle scorse settimane ho sorvolato il concetto di TQM, l’importanza
delle Persone per il suo successo e la chiave della Comunicazione.
In ultimo, ho riportato alcune delle “regole” che ho appreso per
rendere la Comunicazione una “Comunicazione di Qualità”. Ma rimane
un aspetto ugualmente importante: dove mirare prima di scoccare la
freccia del messaggio?
Nell’ambito della Qualità di prodotti e
servizi, riportare l’andamento degli indicatori di performance
significa Comunicare la Qualità? Io penso che si debba fare un
distinguo tra Nozionismo e Conoscenza: il primo “informa”
l’intelletto, mentre il secondo “forma” il cuore. Le informazioni
sui KPI e sui piani azione mirano alla sfera più esterna dei
dipendenti, quella logica, matematica e del “Dovere”. La formazione
sull’essenza della Qualità, invece, deve mirare all’anima delle
persone, a quella zona recondita che gestisce la motivazione ed il
“Volere”.
Credo che il bravo leader sia colui che mira proprio
lì, al centro delle persone, e riesce a far generare i cambiamenti
perché i suoi compagni di lavoro li vogliono esattamente come lui.
Sembra molto filosofico, ma io credo che sia invece estremamente
reale … Pensate ai miglioramenti veri e sostenibili che avete
vissuto: sono avvenuti perché le persone hanno seguito dettami
oppure perché credevano profondamente ai vantaggi che ne derivavano?

COMUNICARE!!! SÌ, MA CHE VUOL DIRE?
Nel post sulla relazione tra Persone e TQM ho menzionato di aver
sperimentato con successo l’efficacia di iniziative volte, in
primis, alla generazione di cultura per la Qualità, alla base delle
quali c’è sempre un grande lavoro di Comunicazione. Se ad alto
livello il concetto è chiaro, quando si scende nei dettagli si
scopre spesso cha abbiamo visioni diverse.
Vi sottopongo un
paio di esempi che ho vissuto: nel primo caso ho visto monitor in
una fabbrica che mostravano grafici complessi su risultati
qualitativi, con valori percentuali e in carattere minuscolo, privi
di note esplicative. Nel secondo caso ho visto un tabellone con
incollata la foto di un’automobile di lusso e la dicitura in grande
“i difetti di ieri sono costati 2 di queste auto”.
Spesso ci
dimentichiamo che ognuno di noi ha un vissuto diverso, con diverse
conoscenze, diversi focus e diversi modi di esprimersi. Se veramente
vogliamo che un messaggio arrivi ad uno specifico target di persone,
dobbiamo “metterci nei loro panni” (o “nelle loro scarpe” come
dicono gli Inglesi) e costruire il messaggio su misura.
Recentemente ho avuto modo di lavorare a vari progetti di
Comunicazione a livello Corporate, sia eventi mandati in onda in
tutto il mondo, che sistemi digitali a supporto della Comunicazione
sulla Qualità. Ho constatato quanto sono rilevanti, per una
Comunicazione di alto livello qualitativo, i seguenti aspetti:
- Prima di definire cosa si vuole trasmettere, è necessario scoprire cosa vogliono sapere i destinatari
- Trasmettere pochi concetti per volta
- Parlare la “lingua” delle persone a cui è diretta la comunicazione, evitando di dare per scontato che tutti sappiano anche solo gli aspetti più basilari
- Fornire esempi pratici e non “slogan” generici

QUANTO SONO RILEVANTI LE RISORSE UMANE PER IL TOTAL QUALITY MANAGEMENT?
Nel post sul TQM ho riportato che il Total Quality Management è un
modo di governo di una organizzazione incentrato sulla Qualità,
basato sulla partecipazione di tutti i suoi membri, tendente alla
redditività a lungo termine, ottenuta attraverso la soddisfazione
dei clienti ed inclusiva di benefici sia per i membri
dell’organizzazione che per la società. Ottenere la “partecipazione
di tutti i suoi membri” è probabilmente l’aspetto più rilevante,
nonché quello più affascinante.
Già negli anni 90, quando ebbi
l’opportunità di intervistare Responsabili di Qualità di numerose
aziende nel Nord Italia (diversi settori e dimensioni), notai la
triste inefficacia di iniziative di Qualità in Organizzazioni che
non avevano sviluppato una robusta cultura per la Qualità. Il più
delle volte, gli ostacoli maggiori erano rappresentati dal
management intermedio, che, se non accompagnato nel processo di
crescita culturale, rischia di percepire un falso senso di
depauperamento. Questo è dovuto al fatto che il TQM punta a
coinvolgere direttamente operatori, tecnici ed impiegati ad ogni
livello Aziendale, richiedendo la loro partecipazione attiva in
gruppi inter-funzionali di miglioramento continuo e contribuzione ad
idee ed innovazione. Se il management intermedio non sposa questo
approccio e non se ne fa promotore, il rischio è che, al contrario,
ostacoli la partecipazione dei propri dipendenti.
Per ovviare a
questo grosso inconveniente, il coinvolgimento e l’ascolto del
personale alla base dell’organigramma non deve bypassare il livello
intermedio di management, al quale, al contrario, viene assegnato un
compito più profondo di gestione dei propri riporti.
Soprattutto negli ultimi anni ho sperimentato con successo
l’efficacia di iniziative volte, in primis, alla generazione di
cultura per la Qualità, alla base delle quali c’è sempre un grande
lavoro di Comunicazione. Entrerò nel dettaglio di questo aspetto
fondamentale nel prossimo post, ma intanto sono curioso di sapere la
vostra esperienza: per un TQM efficace, le risorse umane (forma
mentis) hanno la precedenza su procedure, documentazioni e processi
produttivi?

CONTROLLO QUALITÀ O QUALITÀ TOTALE?
Mi sorprende quanto si senta ancora parlare di “controllo” Qualità,
concetto che cominciò a radicarsi negli anni ‘60 in Europa e che,
contrariamente a quanto alla definizione di Feigenbaum, intendeva la
Qualità fondamentalmente come la Funzione responsabile della
rilevazione e correzione dei difetti di prodotto. In quegli anni,
infatti, lo sviluppo industriale e la crescita delle esigenze dei
consumatori stimolarono maggiormente il fenomeno della concorrenza,
che era stato quasi inesistente nel periodo post bellico.
Il
concetto di Qualità subì una rapida trasformazione nel ventennio
successivo e si cominciò a parlare di “Gestione della Qualità
Totale”; il TQM (Total Quality Management) è un modo di governo di
una organizzazione incentrato sulla Qualità, basato sulla
partecipazione di tutti i suoi membri, tendente alla redditività a
lungo termine ottenuta attraverso la soddisfazione dei clienti ed
inclusiva di benefici sia per i membri dell’organizzazione che per
la società. La gestione della Qualità Totale si fonda su un sistema
di Qualità, un insieme di tutti gli strumenti organizzativi,
manageriali, culturali, tecnici e motivazionali che mirano ad
assicurare che i prodotti, i processi ed i servizi soddisferanno i
requisiti stabiliti. Non si tratta di una formula standard che può
essere definita nei particolari a priori, ma è un modello che deve
adattarsi alla realtà specifica dell’azienda, che opera in uno
specifico mercato con una specifica offerta di prodotti (tangibili
ed intangibili). Non è un modello statico, ma, anzi, la sua
evoluzione nel tempo è condizione necessaria per il miglioramento
continuo.
Non pensate che sia una bella differenza rispetto al
mero “controllo della Qualità”? Notate anche voi che in molti casi
ci sia ancora la necessità effettuare un cambio culturale?